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mercoledì 14 aprile 2010

ELEZIONI E DINTORNI

Premessa.

"Elezioni e dintorni" e non soltanto "Elezioni" perchè credo che sia riduttivo commentare solo i risultati delle votazioni dello scorso week-end, in quanto quei risultati sono la (logica? in larga parte si, logica) conseguenza di scelte prese negli ultimi anni, di un clima che si respira nel paese, della cultura o non-cultura che ormai pare dominare la nostra società, la nostra città e, purtroppo, anche il nostro partito a vari livelli. Tralascio le considerazioni generali sui risultati delle altre regioni, se non segnalando che le uniche vittorie fuori dalle storiche roccaforti sono state quelle in Puglia (dove abbiamo provato a perdere in tutti i modi), la Basilicata (che in realtà ultimamente è anch'essa una roccaforte) e in parte la Liguria, che è sì storicamente rossa ma che essendo al confine con la "Padania" non era scontata. Il Piemonte, che mi brucia un casino, è difficile da commentare e mi è ancora difficile capire perchè abbiamo perso, ma va comunque detto che li siamo competitivi, nel senso che siamo un'opzione di governo, mentre qua in Lombardia no, ed è su questo dato che vorrei concentrami.

Lombardia.

Che si perdesse la corsa a Governatore lo sapevamo tutti. La domanda è perchè abbiamo perso senza giocare la partita. Avevamo la possibilità di presentare un modello veramente alternativo di governo di questa regione e non l'abbiamo fatto, a parte qualche singola proposta, alle volte buttate sul tavolo quasi per caso. Adesso qualcuno dirà che, visto che tanto non si poteva vincere, non valeva la pena spendere troppe energie in Lombardia, meglio "l'usato sicuro" sia per quanto riguarda i candidati che le idee. Ma se quando possiamo vincere non diciamo nulla di nuovo perchè altrimenti "si spaventano gli elettori” e quando siamo sicuri di perdere non vale la pena fare delle nuove proposte, noi quando cambieremo?
La campagna elettorale lombarda del Pd è stata fiacca, "insipida", scarsamente caratterizzata sui singoli temi e soprattutto, non è stata composta ne da slogan ne da proposte effettivamente riconoscibili come caratterizzanti del nostro partito. Diciamoci la verità, in alcuni casi ci siamo presentati, non so se volutamente o meno, come la "bella copia" (o "brutta copia", dipende dai punti di vista) del Pdl o addirittura della Lega; abbiamo detto che noi avremmo fatto meglio alcune cose, quasi mai abbiamo detto che noi avremmo fatto altre cose. Io non sono per la contrapposizione sempre e comunque, credo che ci siano temi o singole proposte dove può capitare che ci siano idee comuni con gli schieramenti opposti, ma l'idea di fondo deve essere diversa, altrimenti noi non abbiamo senso di esistere.

Il PD.

Il risultato delle elezioni e la campagna in Lombardia rispecchiano quello che è il partito è in questo momento: un'ammucchiata di idee messe in fila, alcune persino contraddittorie. Se poi aggiungiamo che non si può dire nulla di chiaro perchè si ha paura di far arrabbiare una volta gli ex ds, una volta i cattolici, una volta i sindacati, l'altra le coop, domani i vescovi, dopodomani qualche imprenditore... si capisce perchè non abbiamo “appeal”. Abbiamo fatto una campagna volta, salvo eccezioni, a raccogliere preferenze al nostro interno, abbiamo parlato quasi esclusivamente a quei "mondi" che riteniamo a noi affini. Attenzione: l'errore non è stato quello di parlare a quei mondi, ci mancherebbe, l'errore è stato quello di parlare quasi esclusivamente con le "elite" o se preferite le classi dirigenti di quelle realtà per fare in modo che in qualche modo esse indirizzassero il consenso verso di noi. E' sempre stato così, mi direte, ma ora ci sono due differenze fondamentali: avere quel consenso non è più sufficiente e quel consenso non è più scontato, perchè non esiste più l'automatismo perciò “se lo dice il sindacato/la parrocchia/altro allora noi votiamo così” (e di se non è una cosa negativa). Aggiungiamo poi che è in forte aumento il voto d'opinione (accompagnato anche da una sorta di "astensione d'opinione" ) rispetto al voto d’appartenenza e per noi, se non cambiamo il nostro modo fare politica, sarà sempre notte fonda. I 6 eletti del PD nel collegio di Milano rispecchiano quanto dico; sicuramente tutte persone in gamba, ma sono persone perciò sarà più facile “parlare” a noi iscritti e militanti e ai “mondi” di cui parlavo sopra piuttosto che a chi si è astenuto oppure ha scelto un voto di protesta. Concludo la parte sugli eletti milanesi dicendo che mi aspetto una opposizione forte e netta, sia dentro il Pirellone che fuori, perchè protesta e proposta devono andare insieme e se non siamo capaci di farle andare insieme abbiamo poco futuro.


Cosa Fare.

Basta con il traccheggiare tra una posizione e il suo opposto, finiamo di cercare di far contenti tutti con il risultato che non c'è più quasi nessun entusiasta dell'idea del PD. Fare delle scelte chiare a costo di perdere qualche dirigente (io ne perderei parecchi volentieri) per non perdere altri elettori. Non è una questione di correnti, ne di segretari, l'ultima cosa che chiedo e di tornare nuovamente a parlare di congressi e correnti, voglio parlare d’idee e di progetti. Dobbiamo smettere di pensare che siamo “i migliori” che siamo i “più” radicati” ecc. ecc. Non è vero, non è scontato che sia così. C'è chi ha calcolato i voti tenendo conto anche dell'astensione: ebbene in Lombardia il PD, di fatto, è stato votato dal 12% degli elettori, un po' pochi per essere considerati “di massa”. Sono quelli i voti che devono andare a prendere, voti non scontati, persone che non trovano una proposta di società alternativa a quella dominante, persona che nel migliore dei casi votano nostri alleati (Sel), nel peggiore votano grillo o non vanno a votare. Persone che spesso sono interessate, non a caso, a temi che noi non affrontiamo o che affrontiamo senza mai andare fino in fondo. Dobbiamo tornare nelle periferie delle città e nei paesini, a parlare con la gente. Noi militanti, ma soprattutto i nostri eletti. La prima cosa che dovrebbero fare i 6 eletti del collegio di Milano è di girare le periferie, Via Padova, ma non solo, dove la non-politica dei Polo e Lega manifesta gli effetti più devastanti. Ultima cosa, dobbiamo “svecchiarci” e non intendo (solo) dal punto di visto anagrafico; dobbiamo trovare modi, parole, stili nuovi (o di rielaborare quegli antichi, che è cosa diversa da riproporli tout court). Dobbiamo avere la capacità di parlare a tutti, cambiando magari i modi con cui farlo, mantenendo intatto il messaggio.

Cosa fare a Milano.

Partiamo dalle periferie e da chi sta male veramente. Partiamo dai problemi delle persone, piccoli e grandi, e ragioniamo di come risolverli per costruire la città che noi vogliamo. Partiamo “terra-terra” però per poi volare alto. Mettiamo al centro della nostra agenda chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese, chi vuole una città meno inquinata e più mezzi pubblici, chi vuole una città più sicura ma che sa che per ottenerla non servono i militari ma un'altra idea di condivisione degli spazi comuni, un'idea di cultura e di solidarietà. Spieghiamo che la criminalità non si combatte con le ronde ma abbattendo il retroterra di cui si nutre e soprattutto cerchiamo anche i ladri con i colletti bianchi. Ascoltiamo chi non è ascoltato da nessuno, ascoltiamo anche chi non ci considera, partendo dal presupposto che qualche ragione, magari, ce l'hanno anche loro. Parliamo con le associazioni senza pensare che sono “altro” rispetto alla politica (sono “altro” rispetto ai partiti, non rispetto alla politica) e senza l'obbiettivi di occuparle o di usarle come veicolo di voti. Partiamo per tempo con l'obiettivo di proporre delle idee e delle persone in grado di riassumere quanto scrivevo poche righe fa (e molto altro ancora).


Cosa fare. Il Circolo.

Credo che, dopo primarie e congressi, campagne elettorali e votazioni, dobbiamo capire bene il ruolo e l'azione del nostro circolo. Non può essere soltanto luogo d'incontro settimanale o quindicinale. Dobbiamo riprendere quel discorso sui temi da approfondire e trovare anche dei modi nuovi per comunicare le nostre posizioni e i nostri messaggi. E’ fondamentale che il nostro circolo lavori insieme alle altre strutture del PD per non disperdere competenze e forze e al contempo che le strutture di base del PD diventino uno dei poli di attrazione nei confronti delle persone che attualmente non ci votano. Forse, per iniziare, si potrebbe provare a rinunciare ad alcune “liturgie” che sono retaggio di anni passati.

Simone Luchessa 31/03/2010
Membro del direttivo

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