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mercoledì 28 aprile 2010

REFRENDUM ACQUA PUBBLICA



Il nostro circolo ha deciso di aderire alla campagna referendaria a favore dell'acqua pubblica.
Per conoscere meglio i motivi, le finalità, la logistica di questa campagna si può visitare il sito:
A partire da Sabato 8 Maggio ci potrete trovare nei mercati della nostra zona per la raccolta firme!

martedì 20 aprile 2010

25 APRILE - FESTA DI LIBERAZIONE

Oggi in Italia abbiamo DEMOCRAZIA E LIBERTA' perchè qualcuno ha sacrificato la propria vita per difendere i suoi ideali, favorendo la comunità.

Per ricordare la liberazione d'Italia dall'occupazione nazifascista, il nostro circolo aderisce a due iniziative:

  • Il 24 APRILE dalle 20.30 in via Hermada per ricordare la liberazione del quartiere Niguarda

  • il 25 APRILE (link per il programma della manifestazione) due appuntamenti: dalle 14.30 in P.ta Venezia per la manifestazione nazionale dalle 20.30 in via Pergolesi 8 una festa, organizzata in collaborazione con ARCIDEM con video, djset, bar e tanta resistenza!

venerdì 16 aprile 2010

NO ELIPORTO PARCO NORD E DINTORNI

Il nostro circolo ha deciso di aderire al comitato: "NO ELIPORTO PARCO NORD", dato che consideriamo il parco una ricchezza per gli abitanti della nostra zona, un ottimo esempio di riqualificazione delle periferie, un luogo di aggregazione (ne rimangono sempre meno!), un polmone verde per la nostra città.
Per questo invitiamo tutti alla:


FESTA DI PRIMAVERA NEL PARCO NORD DOMENICA 18 APRILE
(il programma lo trovate nella pagina web del comitato, cui potete accedere cliccando sul link qua sopra).

Anticipiamo inoltre che presto il nostro circolo si muoverà, parallelamente al comitato no eliporto parco nord, per combattere la presenza dell'ELISTAZIONE presente nel nostro quartiere, collocata all'altezza dei nostri balconi, e per richiedere (ancora una volta) una pulizia efficace delle strade vicine ai cantieri, in modo tale che la polvere non arrivi nelle nostre case (e nei nostri polmoni!).
I BUONI PER IL LAVAGGIO DELLE AUTO, DISTRIBUITI DI RECENTE, SONO UN TENTATIVO SUBDOLO E IRRIVERENTE DI OVVIARE A PROBLEMI RISOLVIBILI CON UNA BUONA AMMINISTRAZIONE DEI LAVORI.

mercoledì 14 aprile 2010

ELEZIONI E DINTORNI

Premessa.

"Elezioni e dintorni" e non soltanto "Elezioni" perchè credo che sia riduttivo commentare solo i risultati delle votazioni dello scorso week-end, in quanto quei risultati sono la (logica? in larga parte si, logica) conseguenza di scelte prese negli ultimi anni, di un clima che si respira nel paese, della cultura o non-cultura che ormai pare dominare la nostra società, la nostra città e, purtroppo, anche il nostro partito a vari livelli. Tralascio le considerazioni generali sui risultati delle altre regioni, se non segnalando che le uniche vittorie fuori dalle storiche roccaforti sono state quelle in Puglia (dove abbiamo provato a perdere in tutti i modi), la Basilicata (che in realtà ultimamente è anch'essa una roccaforte) e in parte la Liguria, che è sì storicamente rossa ma che essendo al confine con la "Padania" non era scontata. Il Piemonte, che mi brucia un casino, è difficile da commentare e mi è ancora difficile capire perchè abbiamo perso, ma va comunque detto che li siamo competitivi, nel senso che siamo un'opzione di governo, mentre qua in Lombardia no, ed è su questo dato che vorrei concentrami.

Lombardia.

Che si perdesse la corsa a Governatore lo sapevamo tutti. La domanda è perchè abbiamo perso senza giocare la partita. Avevamo la possibilità di presentare un modello veramente alternativo di governo di questa regione e non l'abbiamo fatto, a parte qualche singola proposta, alle volte buttate sul tavolo quasi per caso. Adesso qualcuno dirà che, visto che tanto non si poteva vincere, non valeva la pena spendere troppe energie in Lombardia, meglio "l'usato sicuro" sia per quanto riguarda i candidati che le idee. Ma se quando possiamo vincere non diciamo nulla di nuovo perchè altrimenti "si spaventano gli elettori” e quando siamo sicuri di perdere non vale la pena fare delle nuove proposte, noi quando cambieremo?
La campagna elettorale lombarda del Pd è stata fiacca, "insipida", scarsamente caratterizzata sui singoli temi e soprattutto, non è stata composta ne da slogan ne da proposte effettivamente riconoscibili come caratterizzanti del nostro partito. Diciamoci la verità, in alcuni casi ci siamo presentati, non so se volutamente o meno, come la "bella copia" (o "brutta copia", dipende dai punti di vista) del Pdl o addirittura della Lega; abbiamo detto che noi avremmo fatto meglio alcune cose, quasi mai abbiamo detto che noi avremmo fatto altre cose. Io non sono per la contrapposizione sempre e comunque, credo che ci siano temi o singole proposte dove può capitare che ci siano idee comuni con gli schieramenti opposti, ma l'idea di fondo deve essere diversa, altrimenti noi non abbiamo senso di esistere.

Il PD.

Il risultato delle elezioni e la campagna in Lombardia rispecchiano quello che è il partito è in questo momento: un'ammucchiata di idee messe in fila, alcune persino contraddittorie. Se poi aggiungiamo che non si può dire nulla di chiaro perchè si ha paura di far arrabbiare una volta gli ex ds, una volta i cattolici, una volta i sindacati, l'altra le coop, domani i vescovi, dopodomani qualche imprenditore... si capisce perchè non abbiamo “appeal”. Abbiamo fatto una campagna volta, salvo eccezioni, a raccogliere preferenze al nostro interno, abbiamo parlato quasi esclusivamente a quei "mondi" che riteniamo a noi affini. Attenzione: l'errore non è stato quello di parlare a quei mondi, ci mancherebbe, l'errore è stato quello di parlare quasi esclusivamente con le "elite" o se preferite le classi dirigenti di quelle realtà per fare in modo che in qualche modo esse indirizzassero il consenso verso di noi. E' sempre stato così, mi direte, ma ora ci sono due differenze fondamentali: avere quel consenso non è più sufficiente e quel consenso non è più scontato, perchè non esiste più l'automatismo perciò “se lo dice il sindacato/la parrocchia/altro allora noi votiamo così” (e di se non è una cosa negativa). Aggiungiamo poi che è in forte aumento il voto d'opinione (accompagnato anche da una sorta di "astensione d'opinione" ) rispetto al voto d’appartenenza e per noi, se non cambiamo il nostro modo fare politica, sarà sempre notte fonda. I 6 eletti del PD nel collegio di Milano rispecchiano quanto dico; sicuramente tutte persone in gamba, ma sono persone perciò sarà più facile “parlare” a noi iscritti e militanti e ai “mondi” di cui parlavo sopra piuttosto che a chi si è astenuto oppure ha scelto un voto di protesta. Concludo la parte sugli eletti milanesi dicendo che mi aspetto una opposizione forte e netta, sia dentro il Pirellone che fuori, perchè protesta e proposta devono andare insieme e se non siamo capaci di farle andare insieme abbiamo poco futuro.


Cosa Fare.

Basta con il traccheggiare tra una posizione e il suo opposto, finiamo di cercare di far contenti tutti con il risultato che non c'è più quasi nessun entusiasta dell'idea del PD. Fare delle scelte chiare a costo di perdere qualche dirigente (io ne perderei parecchi volentieri) per non perdere altri elettori. Non è una questione di correnti, ne di segretari, l'ultima cosa che chiedo e di tornare nuovamente a parlare di congressi e correnti, voglio parlare d’idee e di progetti. Dobbiamo smettere di pensare che siamo “i migliori” che siamo i “più” radicati” ecc. ecc. Non è vero, non è scontato che sia così. C'è chi ha calcolato i voti tenendo conto anche dell'astensione: ebbene in Lombardia il PD, di fatto, è stato votato dal 12% degli elettori, un po' pochi per essere considerati “di massa”. Sono quelli i voti che devono andare a prendere, voti non scontati, persone che non trovano una proposta di società alternativa a quella dominante, persona che nel migliore dei casi votano nostri alleati (Sel), nel peggiore votano grillo o non vanno a votare. Persone che spesso sono interessate, non a caso, a temi che noi non affrontiamo o che affrontiamo senza mai andare fino in fondo. Dobbiamo tornare nelle periferie delle città e nei paesini, a parlare con la gente. Noi militanti, ma soprattutto i nostri eletti. La prima cosa che dovrebbero fare i 6 eletti del collegio di Milano è di girare le periferie, Via Padova, ma non solo, dove la non-politica dei Polo e Lega manifesta gli effetti più devastanti. Ultima cosa, dobbiamo “svecchiarci” e non intendo (solo) dal punto di visto anagrafico; dobbiamo trovare modi, parole, stili nuovi (o di rielaborare quegli antichi, che è cosa diversa da riproporli tout court). Dobbiamo avere la capacità di parlare a tutti, cambiando magari i modi con cui farlo, mantenendo intatto il messaggio.

Cosa fare a Milano.

Partiamo dalle periferie e da chi sta male veramente. Partiamo dai problemi delle persone, piccoli e grandi, e ragioniamo di come risolverli per costruire la città che noi vogliamo. Partiamo “terra-terra” però per poi volare alto. Mettiamo al centro della nostra agenda chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese, chi vuole una città meno inquinata e più mezzi pubblici, chi vuole una città più sicura ma che sa che per ottenerla non servono i militari ma un'altra idea di condivisione degli spazi comuni, un'idea di cultura e di solidarietà. Spieghiamo che la criminalità non si combatte con le ronde ma abbattendo il retroterra di cui si nutre e soprattutto cerchiamo anche i ladri con i colletti bianchi. Ascoltiamo chi non è ascoltato da nessuno, ascoltiamo anche chi non ci considera, partendo dal presupposto che qualche ragione, magari, ce l'hanno anche loro. Parliamo con le associazioni senza pensare che sono “altro” rispetto alla politica (sono “altro” rispetto ai partiti, non rispetto alla politica) e senza l'obbiettivi di occuparle o di usarle come veicolo di voti. Partiamo per tempo con l'obiettivo di proporre delle idee e delle persone in grado di riassumere quanto scrivevo poche righe fa (e molto altro ancora).


Cosa fare. Il Circolo.

Credo che, dopo primarie e congressi, campagne elettorali e votazioni, dobbiamo capire bene il ruolo e l'azione del nostro circolo. Non può essere soltanto luogo d'incontro settimanale o quindicinale. Dobbiamo riprendere quel discorso sui temi da approfondire e trovare anche dei modi nuovi per comunicare le nostre posizioni e i nostri messaggi. E’ fondamentale che il nostro circolo lavori insieme alle altre strutture del PD per non disperdere competenze e forze e al contempo che le strutture di base del PD diventino uno dei poli di attrazione nei confronti delle persone che attualmente non ci votano. Forse, per iniziare, si potrebbe provare a rinunciare ad alcune “liturgie” che sono retaggio di anni passati.

Simone Luchessa 31/03/2010
Membro del direttivo

lunedì 12 aprile 2010

ANALISI DEL VOTO E...OLTRE

Se il Pd potesse parlare in queste settimane post-elezioni, sceglierebbe certamente questa frase: BARCOLLO MA NON MOLLO.

Di motivi per barcollare ne avrebbe più d’uno. Il nostro segretario, il buon Pigi, (che si può criticare, ciò non vuol dire che lo si voglia gambizzare politicamente, anzi di solito chi lo vuol fare non è così cristallino nelle critiche), continua a sostenere che tutto sommato non è andata così male, che non abbiamo perso così tanti voti, che abbiamo vinto sette regioni, posizione sostenuta nella lettera ai portavoce dei circoli giusto oggi.
Non c’è peggior ceco di chi (sicuramente, spero, in buona fede) non vuol vedere.
Queste elezioni sono state una mezza disfatta per svariati motivi (in ordine di importanza):

1.Abbiamo perso perché non riusciamo a proporre un’alternativa vera, fatta di posizioni chiare, comprensibili, accessibili ai nostri elettori storici e all’elettorato cosiddetto mobile (che cresce sempre più). Da che mondo e mondo a sinistra sono le idee e i programmi che rendono grandi le persone (vedi Obama e riforma sanitaria). Non si possono inseguire il PDL e la Lega e Di Pietro e l’Udc su ogni cosa perché al nostro interno ci sono venti posizioni diverse su ciascun tema. Serve una linea politica unitaria e chiara. Oggi non esiste.

2.Abbiamo candidato personaggi politicamente impresentabili, Penati, Bonino, De Luca, Loiero. C’era la possibilità in alcune regioni di proporre volti nuovi, giovani, che sarebbero stati sicuramente in grado di fare campagne elettorali più significative e avrebbero rappresentato una reale volontà di rinnovamento e cambiamento del partito. Paghiamo o scotto che, anche al nostro interno, nonostante gli sforzi compiuti (come mandare le liste elettorali alla commissione antimafia), persone che hanno poco senso etico e istituzionale (Del Bono, Marrazzo, Bassolino per dirne alcuni) ci fanno perdere credibilità politica, fomentando fenomeni dipietristi o grillisti.

3.Abbiamo perso perché il partito non è in grado di rinnovarsi. Serve coraggio per il rinnovamento, e noi non ne abbiamo dimostrato. "L’usato sicuro" non funziona: Errani al terzo mandato, Penati dopo aver perso in provincia, sono esempi lampanti. Questa classe dirigente non è più al passo con i tempi, non riesce a guardare avanti, oltre il suo naso, perché non ha coraggio; se il nostro partito vuole guardare al futuro non può prescindere da chi quel futuro lo dovrà vivere, cioè i giovani, ma se non ci sono giovani (in senso anagrafico, ma soprattutto politico, cose che comunque coincidono spesso) nel partito, come è possibile proporre politiche credibili? Al Nord il Pd e la Lega fra gli under 34 sono divisi da un solo punto percentuale (24% Pd, 23% Lega, dati tratti da http://www.termometropolitico.it/): questo dovrebbe far riflettere.

4.Le nostre capacità comunicative sono scarse. Le campagna pubblicitarie, fatte alcune eccezioni, sono qualitativamente vicine a quelle che si facevano prima della rivoluzione creativa di Bill Bernbach nel 1950. Non é possibile presentare programmi più lunghi della Bibbia o del Capitale (par condicio interna per ex Ds ed ex margherita!): la gente, e probabilmente qualche dirigente, non li legge! Bisogna puntare su alcuni cavalli di battaglia chiari, semplici, presentandoli con forza. In questo modo i circoli possono veramente diventare trincee dalle quali “assaltare le diligenze” dell’elettorato. Altrimenti le vecchie sezioni saranno barche mezze rotte in mezzo al mare in tempesta, segnate da un destino inevitabile: l’affondamento.

Barcolla allora il partito, ma non molla. Non cade. Non crolla.

Non cade perché Vendola (che non amo alla follia, ma che è coraggioso, qualità che all’interno del partito manca, infatti lo volevano far fuori) vince: vince perché governa bene, vince perché fa una campagna elettorale d’avanguardia (consiglio di darle un occhio, confrontandola poi con quella di Penati, anche se sconsiglio di fare ciò a chi ha problemi cardiaci), ideata e portata avanti da uno staff di trentenni (la Bindi e D’alema non sarebbero stati in grado di crearla, repetita iuvant).

Non cade perché il partito è vivo, alla faccia di correnti (Veltroni crea area democratica, probabilmente si è scordato che esiste un partito democratico) e fondazioni. La gente è stufa, è vero, e la corda non va tirata troppo (per alcuni si è già spezzata); iniziative come andiamo oltre (ideata da Giuseppe Civati, di cui consiglio di visitare il blog www.civati.splinder.com ) servono per far respirare il partito che ultimamente vive un po’ in apnea.

Non cade perché il Pd ha espresso il 10% delle sue potenzialità, e non ci si può arrendere perché i dirigenti non sono all’altezza di tutto questo, anzi bisogna metterci ancora più impegno e passione.

Non può permettersi di cadere perché abbiamo davanti a noi sfide fondamentali, come l’appuntamento delle comunali a Milano nel 2011 (per le quali deve essere obbligatorio per la morale collettiva fare le primarie). Bisogna parlare alla gente di PGT (piano di governo del territorio), infiltrazioni mafiose nei cantieri Expo (la Moratti sostiene che a Milano non c’è la mafia, perciò non occorre coinvolgere la direzione nazionale antimafia), viabilità, verde pubblico, della necessità di avere i consigli di zona con più poteri (mettendo in difficoltà la Lega, poco federalista nei fatti), di case popolari, di immigrazione ed integrazione, insomma: della NOSTRA IDEA DI CITTA’ (nei fatti, vade retro alternativa lombarda e simili, Penati sembrava il candidato della Lega nei cartelloni pubblicitari).

Solo così torneremo ad avere un partito che non sta più all’angolo del ring, che gonfia le sue ruote e comincia a scalare, in piedi sui pedali della nostra bici, la montagna irta che ci attende in questi tre anni, che si preannunciano, nella migliore delle ipotesi, difficili.

Stefano Indovino
membro del direttivo